È partito il 1° luglio il nuovo regime Iva europeo sul commercio elettronico. Il cambiamento sostanziale riguarda gli acquisti da imprese non Ue, che non sono più esonerate dall’imposta per quanto riguarda i prodotti con un prezzo sotto i 22 euro.

Da un punto di vista tecnico i riferimenti sono le direttive 2455/2017 e 1995/2019 recepite, nell’ordinamento italiano, con decreto legislativo. 83/2021.

Secondo la Commissione europea questa eccezione è costata qualcosa come 7 miliardi di mancato gettito annuo, anche perché molte imprese, per restare in un regime agevolato e proficuo per le vendite, hanno cercato di contenere i prezzi sotto la soglia dei 22 euro.

La cosa ha causato, negli anni, una spirale di concorrenza sleale, innescando anche snervanti guerre di prezzo per tenere testa ai rivali extra europei.

L’Iva, che si paga nel Paese di destinazione della merce, trova un’eccezione che vuole sfoltire le procedure burocratiche le pratiche contabili. È consentita infatti l’iscrizione al cosiddetto regime speciale dello sportello unico doganale per coloro che, non generando un fatturato che supera i 10.000 euro – soglia valida in tutta Europa – non sono tenuti ad avere una partita Iva e sono soggetti a una più snella dichiarazione trimestrale.

La piattaforma telematica accredita poi l’imposta al Paese che ne è il legittimo percettore.