Quanto costeranno le restrizioni che scattano oggi, 1° marzo, con il ritorno in zona arancione di Lombardia, Piemonte e Marche e in zona rossa di Basilicata e Molise?

Difficile dare una risposta. Ci ha provato, al momento, solo l’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza che, per la ristorazione della propria zona di competenza – 21.000 imprese -, valuta una perdita di 56 milioni la settimana.

La misura, come tutti sanno, prevede la chiusura dei pubblici esercizi (consentiti solo l’asporto e la consegna a domicilio) e il divieto di uscire dal proprio Comune.

Rispetto alla zona gialla i ricavi settimanali dei ristoranti, bar, gelaterie, mense e catering scendono da 132,5 a 77 milioni con un calo del 42% dopo che il settore ha lasciato sul terreno, in tutto il territorio nazionale, il 40% dei ricavi 2020.

“La decisione - afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - seppure comprensibile per la sicurezza sanitaria, ha un costo molto pesante per le migliaia di imprese colpite da questo nuovo lockdown e impossibilitate a lavorare. Non c’è altra strada, per sostenerle, che quella di indennizzi rapidi rapportati alle perdite effettive. L’alternativa, altrimenti, è quella di chiudere definitivamente”.

Intanto, mentre si attende il vero e proprio Dpcm, il primo del Governo Draghi, che scatterà dal 6 marzo al 6 aprile, mettendo la parola fine anche alle vacanze pasquali, l’Italia è sotto shock per lo scandalo delle mascherine e per le scellerate manovre di presunti mediatori di vaccini che opererebbero nel cosiddetto mercato parallelo.