Ha aperto i battenti il 4 dicembre, con la giornata riservata alla stampa e agli operatori, l’edizione 2012 di Motor Show di Bologna.  Sono celebrazioni decisamente listate a lutto. Notoriamente il mondo dei motori sta pagando un tributo pesantissimo legato a una serie di fattori, che pur essendo ben noti, vale la pena di ricordare: la recessione scoraggia le vendite del nuovo, gli enti locali pongono crescenti paletti ecologici alla circolazione nei grandi centri urbani, i carburanti, nonostante un certo ripiegamento negli ultimi tempi, sono pur sempre più cari della birra e dunque gli italiani viaggiano meno (le tratte private extraurbane hanno perso, secondo alcune stime un 15% secco), la vecchia macchina, mito degli anni del boom economico, ha perso qualsiasi valore di status. A soffrire, oltre alle case automobilistiche, è tutto un indotto composto da stazioni di servizio, ricambisti, autofficine, ristorazione stradale e via dicendo.

Il presidente del Centro Studi Promotor GL events, Gian Primo Quagliano illustra la situazione del settore automotive: “Nel 2013 il mercato italiano delle autovetture potrebbe risalire a 1.550.000 immatricolazioni con un incremento del 10,7% sul livello estremamente depresso del 2012, ma con un calo del 34% sulla media annua del periodo ante-crisi. Perché si delinei un vero e consistente recupero per le vendite di auto occorrerà una ripresa dell’economia, che potrà delinearsi se la politica economica della zona Euro privilegerà non più le esigenze della finanza ma soprattutto quelle dellʼeconomia reale, uniformandosi alle politiche in atto nel resto del mondo e in particolare negli Stati Uniti, politiche che stanno favorendo non solo lʼeconomia reale, ma anche il mercato dellʼauto che oggi è in crescita in tutto il mondo tranne che nella zona Euro”. 

Molto meno rassicurante Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione dei concessionari, che lancia il suo accorato “j’accuse”: "In termini di fatturato valiamo 12 volte l’Ilva di Taranto - detto con il massimo rispetto per quella realtà industriale - ma in pochi sembrano accorgersi dei disincentivi che si sono abbattuti sul mondo degli autoveicoli, e quindi sui cittadini. Rispetto a 20 anni fa la benzina è cresciuta del 170%, i costi assicurativi del 202%, i pedaggi autostradali del 198%. E come se non bastasse, la detraibilità-deducibilità delle auto aziendali – al 40% sino a un anno fa – si è ulteriormente ridotta al  27,5% e passerà addirittura al 20%, mentre nel resto dell’Europa è salda al 100%. Con il paradosso, uno dei tanti, che per finanziare la riforma del Lavoro si creano nuovi disoccupati. Per effetto della contrazione dei volumi nel 2012 – secondo Italia Bilanci - il 65% dei concessionari chiuderà in perdita. E i dati sulle immatricolazioni di novembre (-20,1%) confermano la previsione di una perdita del 20% delle vendite per il 2012, proiettando l’anno a circa 1,4 milioni di unità: significa che abbiamo perso oltre il 40% del mercato in cinque anni. E' la prima volta da quando è stata prodotta l'automobile che flettono contemporaneamente il nuovo, l'usato, i veicoli commerciali, gli industriali, i ricambi e diminuiscono le manutenzioni e le riparazioni”.