Rispetto al 2007 (anno precrisi) le famiglie italiane hanno tagliato i consumi per un importo pari a 21,5 miliardi di euro. L'anno scorso la spesa complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese è stata di poco più di 1.000 miliardi di euro. Nonostante la contrazione, questa voce continua comunque ad essere la componente più importante del Pil nazionale (pari al 60,3 per cento del totale).

Lo spiega un’analisi di Cgia Mestre. Secondo Daniele Nicolai, ricercatore dell’ufficio studi dell’associazione, “anche a seguito di questa forte diminuzione della domanda delle famiglie, la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero. Fra settembre 2009 e lo stesso mese di quest'anno le aziende/botteghe artigiane attive sono diminuite di 178.500 unità (12,1 per cento), mentre lo stock dei piccoli negozi ha perso 29.500 unità (-3,8 per cento), per un totale di 200.000 imprese di vicinato in 10 anni".

La regione più colpita dalla moria è stata la Sardegna che, negli ultimi 10 anni, ha visto scendere il numero del 19,1 per cento. Seguono l'Abruzzo con il 18,3 e l'Umbria con il 16,6 per cento.

Le imprese attive solo nel piccolo commercio, invece, hanno subito la contrazione più significativa in Valle d'Aosta con un -18,8%, in Piemonte con il 14,2 e in Friuli-Venezia Giulia, con l'11,6.

Rispetto al trend negativo, risultano di segno opposto gli andamenti della Calabria (+3), del Lazio (+3,3 per cento) e della Campania, con +4,6 per cento.

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