Pasqua, 25 aprile e primo maggio, Ferragosto, Natale e Capodanno: sono queste le sei giornate di chiusura che il centro commerciale Puntadiferro osserverà nel periodo che ci separa da qui al primo gennaio 2014. 
«Si tratta di una scelta motivata dal punto di vista economico e funzionale, oltre che normativo - spiega il direttore del Puntadiferro, Tiziano Bambi - visto che nel corso del 2012 i risultati delle aperture festive sono stati ottimi in termini sia di presenze che di incassi».

La liberalizzazione degli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali e dei pubblici esercizi, decisa dal Governo Monti con il cosiddetto decreto "Salva Italia", prevede infatti – prosegue la nota diramata dal centro commererciale - che tutti i negozi possano svolgere la propria attività senza alcun vincolo di orario e senza l’obbligo di chiusura domenicale e festiva.

Il comunicato, nonostante la dichiarazione sugli ottimi risultati, fa venire qualche dubbio che alla lunga, alla prova dei fatti, la deregulation non sia poi un enorme successo dal punto di vista degli incassi. E segnali di cedimento si avvertono anche in altre grandi città, dove le saracinesche chiuse alla domenica incominciano a ritornare.
La legge in sé è buona, lo ha detto anche la Corte Costituzionale, ma, come avevano avvertito fin dall’inizio gli osservatori più disincantati va utilizzata con un grano di sale, a seconda del territorio, della domanda locale, dei fatturati.

Intanto prosegue infinita la lotta tra il fronte del sì e quello del no, oggi però meno tesa e più incline alla riflessione. L’ultimo scambio di opinioni ha avuto ieri come teatro le pagine del “Giorno”.  Renato Borghi, vicepresidente di Confocommercio Lombardia, sottolinea che “l’eliminazione delle regole non tiene conto dell’esigenza di conciliare lavoro e famiglia. In Lombardia, negli ulti 7 anni, ogni giorno è stato il via libera a 550 mq di nuovi supermercati, ipermercati, centri commerciali e outlet”. Ma tutto questo, si chiede Borghi, è davvero funzionale a una logica di sviluppo sostenibile?

Gli risponde, dalle stesse pagine, Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, in una breve intervista: “Credo che la riforma possa essere interpretata in due modi: aprire di più, ma anche modulare le aperture a seconda del target. Conosco negozianti che per esempio recuperano la domenica, chiudendo nelle giornate morte. E i consumatori gradiscono le aperture domenicali. Ce lo dice un sondaggio Ispo. Per esempio il 62% dei nostri concittadini, frequentando i centri commerciali nei giorni di riposo, con calma, con la famiglia, è più propenso ad acquistare”.