di Luca Salomone

Continuano i problemi per il delivery e il quick commerce, ancora afflitti dalle scosse di assestamento del post Covid e in cerca di un proprio equilibrio di mercato nella logistica distributiva.

In Italia a tenere banco è l’annuncio di Uber Eats che, il15 luglio, sospenderà ogni servizio. Lo specialista Usa della consegna di cibo – un gigante da 10,3 miliardi di dollari di fatturato nel 2022, secondo Statista - non ha infatti ottenuto i risultati sperati, per via della concorrenza di altre piattaforme più diffuse nella nostra Penisola, come la spagnola Glovo e l’inglese Just Eat-Takeway.

Le ragione vera è, naturalmente, la risalita delle presenze nei ristoranti. Ma come ha spiegato, in un’intervista a Adn Kronos, il direttore dell’ufficio studi di Fipe, Luciano Sbraga, i 30 mila esercenti che utilizzano il delivery pagano commissioni per loro molto onerose e che si aggirano sul 35 per cento.

La decisione della compagnia americana, che in Italia ha raggiunto oltre 500 nuclei urbani, comporterà il taglio della sede di Milano (49 addetti), aperta dal 2016, cui si aggiunge una schiera di 7 mila rider.

Ma non è il solo caso. Scorrendo le cronache internazionali si scopre, per esempio, che, in Francia, il gruppo turco Getir è, da marzo, sottoposto alla procedura di tutela giudiziaria.

Nel frattempo, in Belgio, Andy, servizio di consegna a domicilio che serve specialmente il gruppo industriale Spadel (acque minerali e bibite), ha gettato la spugna e depositato il bilancio.