Mentre l'investimento pubblicitario classico langue, tutte le forme alternative, specie quelle low-cost e quelle che garantiscono un contatto diretto con il consumatore, prendono la volata. E' il caso dei volantini, che, lo scorso anno, sono riusciti a muovere 1 miliardo di investimenti, messi in cantiere sia dall'industria, sia, soprattutto, dalla distribuzione.

E' la conclusione a cui è giunta Nielsen, durante un recente convegno svolto in collaborazione con l'Università di Parma. I foglietti pubblicitari, che tante volte intasano le nostre caselle di posta, sono in realtà molto apprezzati, in quanto forniscono preziose informazioni su promozioni, vendite sottocosto, aperture di nuovi punti di vendita in zona. Tant'è vero che nel 2011 essi hanno raggiunto una tiratura che umilia quella di qualsiasi giornale quotidiano: 12 miliardi di esemplari, con circa 18.500 pubblicazioni, contro le 10.700 di due anni prima.

Il budget investito, 1 miliardo come già detto, è praticamente pari alla metà di quanto ha speso in totale l'industria del largo consumo (circa 2 miliardi).

Ma quello che cambia, oltre ai numeri, è anche il contenuto. Oggi il volantino è più ricco, più pesante in tutti i sensi, tanto che le referenze pubblicizzate sono salite, in un lustro, da 160 a 224. Fra i nomi presenti svettano, in classifica, quelli di Mulino Bianco, Lines, Beretta, Philadelphia.

Oltre alla distribuzione generalista, questo mezzo riveste peculiare importanza anche per gli specializzati. Il solo gruppo Media World - Saturn compreso - ha una tiratura di 300 milioni di copie, per un investimento di 60 milioni di euro.