di Luca Salomone

Il mondo ha sempre più voglia di pasta: la domanda è quasi raddoppiata in 10 anni, passando da 9 a 17 milioni di tonnellate. E ovunque la pasta è sinonimo di Italia, dove il consumo annuo pro capite tocca il suo massimo, con circa 23 chilogrammi. Rilevanti però anche le cifre di Tunisia (17 kg), Venezuela (15) e Grecia (12,2). Non solo: nel 2021 il 61% della produzione nazionale ha preso la via dell’estero.

Questi alcuni dei dati resi noti in occasione della 24ma edizione del World pasta day, che si celebra oggi - anche se l’evento è durato una settimana (dal 18 ottobre) - promosso da Unione italiana food (Uif) e International pasta organisation.

Ogni giorno 2,2 milioni di tonnellate, in pratica 75 milioni di porzioni di pasta italiana, sono state proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi.

Secondo una ricerca, svolta da Unione italiana food, per l’82% dei ristoratori mondiali il consumo di pasta è aumentato e questo alimento è molto importante nel determinare il successo del locale per il 67% dei soggetti (addirittura l’80% in Francia e Germania). Da notare che il 50% dei consumi fuori casa è coperto da pasta secca lunga, come spaghetti, linguine, bucatini e soprattutto liscia.

Alla tradizione mediterranea della pasta al dente si ispirano il 53% dei ristoratori (addirittura 9 su 10 negli Emirati Arabi). Per il 42% del campione il valore per eccellenza della pasta – anche in prospettiva - è la semplicità. Imbattibili, in questo senso, gli spaghetti con il pomodoro.

Il 33% (80% in Francia) privilegia invece il concetto di salute e benessere. Solo 1 ristoratore su 10 (11%, che sale fino al 30% negli Usa) parla invece di anima green della pasta.

Commenta Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione italiana food: «Non abbiamo la presunzione di spiegare come si deve cuocere o condire un alimento che è stato ormai adottato da tutto il mondo. Ma indubbiamente la pasta è sinonimo di Italia, visto che oggi oltre il 60% dei pacchi prodotti nel nostro Paese viene esportato, contro il 48% nel 2000 e il 5% nel 1955».

International pasta organisation, conferma il primato: la nostra Penisola è in testa, con 3,6 milioni di tonnellate prodotte. Se il 2021 ha registrato 2,2 milioni di tonnellate di pasta esportata, le elaborazioni di Uif, su dati Istat, rivelano, nei primi sei mesi del 2022, un’ulteriore crescita (+9%).

In valori assoluti, Germania, Uk, Francia, Usa e Giappone sono i mercati più importanti. Ma la voglia di pasta italiana registra crescite superiori al 40% verso Colombia, Paesi Bassi, Arabia Saudita.