di Luca Salomone

Che i saldi estivi 2023, partiti quest’anno, finalmente in tutte le Regioni, nella data unica di giovedì 6 luglio - prima osannata e poi, come vedremo, presa a sassate -, fossero a rischio lo si temeva fin dai primi giorni, almeno alla luce della situazione economica: inflazione e, quindi riduzione del potere di acquisto e minore propensione al consumo. E questo abbinato a una gran voglia di vacanze, che ha spinto i nostri connazionali a privilegiare tale voce e dunque le spese per soggiorni, ospitalità e ristorazione.

Un inizio poco opportuno?

Ora una prima conferma delle tensioni arriva dalla ricca Milano, dove la stagione degli sconti, conclusa il 3 settembre restituisce un bilancio con un calo del 15% delle vendite, rispetto all’estate 2022. Il dato emerge dalle rilevazioni della Rete associativa vie di Confcommercio Milano e di Federmoda Milano.

«Il ritardato avvio dei saldi in una data, 6 luglio, infrasettimanale, ha fortemente compromesso le prime giornate – ricorda Gabriel Meghnagi, presidente della Rete associativa vie di Confcommercio Milano – con cadute fino al 50% in confronto al precedente anno. Ma anche l’inflazione e le effettive capacità di spesa hanno contribuito al risultato non positivo dei saldi, impedendo di recuperare appieno quanto perso inizialmente.

«Sono andati meglio – prosegue Meghnagi – i negozi ubicati in quelle vie che beneficiano solitamente della presenza di turisti. Conti più pesanti, invece, per le altre zone della città, anche in aree commerciali del medio-centro».

L’andamento insoddisfacente ha riguardato, in ogni caso, un po’ tutto il territorio della capitale lombarda. «Al di là di alcune strade commerciali, dei luoghi turistici e degli eventi – rileva il presidente di Federmoda Milano, Andrea Colzani – abbiamo sofferto il verificarsi dei numerosi aspetti negativi che stanno influenzando l'andamento dell'economia italiana in questi mesi e che si sono verificati in un momento importante per molte imprese della moda quale, appunto, quello dei saldi estivi. Benché in alcune zone di Milano e area metropolitana si sia lavorato, all'aumento del numero di scontrini non è purtroppo corrisposto, per i nostri associati, quello dei fatturati».

Notizie dall'interno

Difficile trovare stime ufficiali per le altre zone d’Italia se non fosse che, a colmare il vuoto, hanno pensato molti giornali, soprattutto locali, con inchieste sul campo, condotte presso commercianti e associazioni di categoria e di quartiere.

Tvqui, edizione di Modena, sulla base di un sondaggio della locale Confesercenti, parla di una flessione che ha interessato il 50 per cento delle imprese.

Il quotidiano La Nazione, che ha interpellato esperti e rivenditori della città di Massa Carrara, arriva a un valutazione di un -10 per cento. Idem a Chieti, dove Il Centro stima che il dato dovrebbe essere in negativo di circa 20 punti.

E ancora: La Gazzetta del Sud, che ha sentito i messinesi, oltre a Confesercenti, riferiva, già il 30 luglio, riscontri positivi solo per il 31% dei commercianti, mentre il grosso di loro temeva perdite, sul 2022, comprese fra il 27 e il 39 per cento.

E situazioni molto simili si registravano, ancora nel primo mese, anche a Torino (-10/15 per cento) e a Potenza.

Mancano per ora all’appello le maggiori città turistiche, come Roma, Firenze, Venezia, Napoli e manca - e forse mancherà del tutto - un’analisi organica, affidabile, suddivisa per ‘reparto’ e fascia di prezzo, ma i molti casi registrati non fanno certo pensare a un bilancio conclusivo soddisfacente.

E dire che Confcommercio-Federmoda si aspettava, almeno nei giorni precedenti alla partenza, una crescita moderata, ma pur sempre nell’ordine del 5% e una spesa totale di 3,4 miliardi a fine stagione. Ma, purtroppo, le previsioni sono appunto previsioni, e risentono, fra l'altro, degli entusiasmi iniziali dei rispondenti.