L’instancabile corsa dei progressi tecnologici che caratterizza il nostro presente viene spesso sottovalutata, risultando un processo talmente calato nel quotidiano da passare il più delle volte sotto traccia. Già da tempo invece i più attenti osservatori parlano di età digitale, un periodo al quale in futuro si guarderà come una vera età dell’oro tecnologica e, più nello specifico, della tecnologia digitale. Lo sviluppo tecnologico procede, ormai da anni, con sempre maggior convinzione nel senso della dematerializzazione: un fenomeno riguardo al quale, per la verità, non mancano le voci di dissenso. Al di là di approcci cauti, comunque, la realtà è che sempre più settori si spingono verso il digitale, il più delle volte utilizzandolo come aggiunta ai classici canali: un ottimo esempio è proprio quello del retail, per il quale non a caso si parla di digital retail. Tantissimi settori del commercio si sono aperti al digitale, facendo proprie le corrispondenti logiche di dematerializzazione: un fenomeno che non ha mancato di portare affascinanti trasformazioni.

In generale si può parlare dello shopping, sempre più spesso svolto su siti online piuttosto che nei tradizionali punti vendita. Secondo rilievi Istat dello scorso gennaio oltre il 55% degli italiani preferisce gli acquisti online, un numero in crescita del 6% rispetto all’anno precedente, con percentuali specialmente alte tra i residenti del settentrione e gli under 45. La vendita su siti di eShopping caratterizza soprattutto grandi imprese, capaci di inserire un gran numero di prodotti su diversi store digitali, proprietari o meno che siano. Questo non impedisce naturalmente che il digital retail riesca a intervenire anche nei classici punti vendita, compresi quelli legati ai generi alimentari. È infatti ormai prassi consolidata che le più importanti catene della grande distribuzione organizzata, ma anche i piccoli punti vendita di quartiere, implementino modalità per fare la spesa in maniera totalmente dematerializzata. Che sia attraverso piattaforme o utilizzando canali prestati alla bisogna, come le comuni app di messaggistica, è pressoché garantita la possibilità di fare la spesa totalmente da remoto, facendola giungere direttamente a domicilio. A proposito di app e spesa: ormai non esiste alcuna catena di distribuzione che non abbia la propria app per smartphone, vincolando al suo utilizzo sconti di vario tipo e, di fatto, sostituendo i classici volantini. Anche in questo caso si tratta di un servizio in grado di affiancarsi alle attività più tradizionalmente intese, convertendo in senso digitale promozione, buoni e coupon di vario tipo.


Lo spostamento verso il digital retail è un fenomeno che incide in maniera ancora più netta nei contesti per loro natura più tecnologici, come per esempio quelli legati a software e videogiochi. Ormai la vendita dei prodotti non solo si svolge su store digitali, siano essi generici o di proprietà degli sviluppatori, ma nemmeno si acquistano più prodotti fisici: i supporti classici, come i DVD, hanno ormai abbandonato il commercio, soppiantati dall’acquisto di un prodotto interamente digitale. Questo è specialmente evidente proprio guardando ai videogiochi, che anche di recente hanno visto lanciato un allarme circa l’impossibilità di recuperare percentuali vicine all’85% dei vecchi titoli legati a supporti ormai fuori produzione. Una tendenza che, in molti casi, si rivela persino in grado di soppiantare le versioni originali di molti videogiochi. Guardiamo anche ai grandi classici del casinò, e nello specifico alla roulette: una volta approdata alla rete, la roulette online è diventata l’assoluta protagonista dell’offerta degli operatori specializzati, lasciando alla roulette fisica un ruolo sempre iconico ma lontano dal protagonismo del passato. Il mercato dei videogiochi, e più in generale dei software, vede ormai uno spazio risicato per i prodotti fisici, limitati a casi particolarissimi o esigenze di collezionismo.

Altro settore profondamente trasformato dal digitale, anche se non in maniera completa, è infine quello dell’editoria. La tanto temuta rivoluzione degli ebook, ritenuti capaci di pensionare i classici libri, si è rivelata in realtà essere più una risorsa che una minaccia: gli ebook si sono ritagliati una loro interessante nicchia di mercato, coesistendo però con i loro equivalenti cartacei. Non a caso si continua a investire nelle tradizionali librerie, punti vendita che non possono essere sostituiti da alcuno store digitale. Più importante invece la trasformazione dei quotidiani d’informazione, nei confronti dei quali il digital retail ha in larga parte sostituito le copie cartacee con file digitali da poter essere sfogliati su smartphone o tablet, spesso previa sottoscrizione di specifici abbonamenti. Proprio l’editoria si rivela il miglior esempio delle sfide del digital retail, capace di avere impatti diversi su diversi settori ma non mancando mai di portare trasformazioni probabilmente irreversibili.