di Claudia Scorza

Le colonnine di ricarica elettrica Powy si confermano una realtà in continuo sviluppo in tutta Italia, raggiungendo quota 600 punti di ricarica, di cui 175 in attività di retail. L’azienda di Torino continua a crescere con costanza grazie a una fruttuosa campagna di partnership.

«Il numero di veicoli elettrici circolanti sta aumentando di giorno in giorno – dichiara Federico Fea, fondatore e ceo di Powy – e così anche il numero di potenziali clienti che devono ricaricare. Molti imprenditori si stanno muovendo per intercettare questi nuovi bisogni e si attivano per richiederci l’installazione dell’infrastruttura di ricarica presso il loro parcheggio. Stiamo continuando a selezionare proprietari di strutture commerciali motivati che condividono i nostri valori di innovazione, servizio e affidabilità».

«L’ottima risposta alla nostra proposta – prosegue Federico Fea – ci conferma anche la sintonia con le esigenze dei nostri partner. Le strutture commerciali sono luoghi ideali dove installare le colonnine di ricarica elettrica perché chi dovrà ricaricare l’auto elettrica si appoggerà alle attività commerciali e ai punti ristoro per tutto il tempo necessario alla ricarica del veicolo».

I numerosi vantaggi offerti agli operatori che aderiscono al modello di partnership hanno reso possibile un gran numero di adesioni anche tra grandi realtà del retail e della Gdo, come Tigros e Cbre. I servizi giocano, infatti, un ruolo importante nel successo dei partner di Powy, che puntano ad attrarre nuova clientela e migliorare l’esperienza utente, offrendo non solo tecnologia avanzata ma anche un approccio umano e premium al servizio.

«Ai nostri partner forniamo tutto il supporto necessario, inclusa la progettazione, l’autorizzazione, l’installazione e la manutenzione delle colonnine di ricarica senza alcun costo per i partner. Definiamo ogni aspetto in base alle caratteristiche specifiche della struttura, del tipo di servizio offerto e della clientela, per un risultato ottimale e aperto agli sviluppi del futuro», conclude Federico Fea.