Il 5° Rapporto Althesys-Osservatorio Birra, dal titolo “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, ha messo in luce le principali evidenze che caratterizzano il comparto, a partire dall’andamento nel decennio 2009-2019 sino ad arrivare alla “nuova normalità”:

Il decennio 2009-2019 è da considerarsi, a posteriori, l’età dell’oro della birra in Italia: una filiera strategica per il Paese che nel 2019 generava quasi 10 miliardi di euro (9.483 milioni di euro) di valore condiviso, dando lavoro a 108 mila famiglie (+18% rispetto al 2018) e versando contributi allo Stato per 4,5 miliardi di euro (+8% in 3 anni). Inoltre, il settore registra la produzione a +35% dal 2009 al 2019, con il 36,1% dei consumi concentrati nell’Horeca e una quota, addirittura, del 63% del valore condiviso che faceva capo a bar, hotel, ristoranti e pizzerie, in virtù di un notevole valore aggiunto.

Dopo un incremento durato praticamente 10 anni, l’anno del Covid ha spezzato i tassi di crescita positivi riportando la birra ai livelli di 4-5 anni fa, con una perdita di quasi 1,4 miliardi di valore condiviso (-15%) e di circa 15mila posti di lavoro (14.634) lungo l’intera filiera, soprattutto nell’Horeca. A segnare il passo è soprattutto il fuori casa. L’universo di bar, pub, ristoranti e pizzerie rappresenta il canale dove il settore della birra genera più valore condiviso (4.385 milioni di euro), ma è anche quello dove si concentrano la quasi totalità delle perdite per effetto dello stop imposto dal Covid (-1.639 milioni di euro). I 15,9 milioni di ettolitri di birra in Italia prodotti nel 2020 costituiscono il -8% in volumi assoluti, ma un -33% nel fuori casa.

Secondo quanto rilevato dal Rapporto, i primi sei mesi del 2021 appaiono in ripresa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma non sufficienti a colmare il crollo (-22%) dei primi sei mesi del 2020. Nell’anno in corso sono stati recuperati 635 milioni di euro rispetto al 2020, ma, se allarghiamo il confronto con lo stesso periodo del 2019, mancano ancora 249,2 milioni di euro. Continuando con questi ritmi, si stima che a fine anno mancheranno ancora 553 milioni rispetto a due anni fa.

Nonostante le evidenti difficoltà, la birra continua ad essere un comparto strategico dell’Italia alimentare. E non vuole rinunciare ad essere motore della ripresa del Paese. Gli 8,1 miliardi di euro di valore condiviso creati dall’industria della birra nel 2020 corrispondono a mezzo punto percentuale (0,49%) del nostro Pil e al 60% del valore alla produzione del settore delle bevande alcoliche.

La birra non ha portato ricchezza solo a chi la produce: ogni euro di birra venduta ne genera 5,4 lungo l’intera filiera. Distribuzione e vendita hanno fatto la parte del leone (6.262 milioni di euro), mentre la filiera della birra ha portato un buon contributo alle casse dello Stato: 3.768 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro. Inoltre, il comparto ha permesso anche di distribuire 2.381 milioni di euro di salari e di dare lavoro, lungo la filiera, a 93.366 famiglie (con un valore di 29,5 occupati per ogni addetto alla produzione).

In questo anno e mezzo difficile non è, però, venuta meno la voglia di birra degli italiani: l’aumento degli acquisti di birra nel canale domestico ne ha mosso il valore condiviso da 1.364 a 1.877 milioni di euro, pari a +38%. Inoltre, secondo la ricerca “Il nuovo fuori casa degli italiani”, realizzata dall’Istituto Piepoli per Osservatorio Birra, la birra - bevanda leggera, versatile e poco alcolica - è stata la più consumata in questo periodo di graduali riaperture, davanti a caffè, acqua e vino. E, nelle intenzioni degli italiani, resterà la più bevuta fuori casa anche nei prossimi mesi, doppiando, con il 67% delle preferenze, caffè (28%), aperitivi e cocktail (24%).