Quattro italiani su dieci (37%) hanno modificato le proprie abitudini alimentari a causa dell’attuale crisi finanziaria. Questo è, in sintesi, quanto emerge dalla prima indagine che studia il trasferimento degli effetti della crisi dai mercati finanziari all'economia reale realizzata da Coldiretti – Swg.

La necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza spingono i consumatori al cambiamento, che si manifesta nel tipo di alimenti acquistati, nei luoghi in cui si fa la spesa, nell'attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette.

Per quanto riguarda gli acquisti alimentari, che assorbono il 19%  della spesa mensile delle famiglie, il loro valore attualmente ha toccato i 466 euro, destinati, nell’ordine, a carne (107), frutta e ortaggi (84), pane e pasta (79), di latte, uova e formaggi (62), pesce (42), zucchero, dolci e caffè (32), bevande (42) e oli e grassi (18).

Complessivamente, nei primi sei mesi dell’anno (dati Ismea Ac Nielsen) si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più pollo (+6,6%) e meno bistecche e si sono ridotti i consumi di pane (-2,5%), carne bovina (-3%), frutta (-2,6%) e ortaggi (-0,8%). Hanno invece segnato un incremento gli acquisti di pasta (+ 1,4%), latte e derivati (+1,4%).

Le vendite - precisa la Coldiretti - sono in netto calo nei negozi al dettaglio specializzati e stabili negli ipermercati, mentre crescono i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori. Quest’ultima tendenza è legata principalmente al fatto che per la maggioranza degli italiani (48%) gli aumenti dei prezzi sono imputabili ai passaggi intermedi dal produttore al consumatore.

L’acquisto ora è anche sempre più spostato verso i cibi locali che risentono meno dei passaggi di mano e offrono maggiori garanzie di freschezza. E sono proprio i cibi locali la nuova frontiera della gdo. E’ infatti molto sentita la necessità di dare spazio sugli scaffali ai prodotti locali e di stagione, per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità, ma anche di contenere i costi energetici a carico dei prodotti importati da lunghe distanze.

La quasi totalità dei cittadini (98%), infine, considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti. L’indicazione infatti garantisce una maggiore sicurezza in merito alla genuinità dei cibi serviti sulle nostre tavole.