Nel 2011, l’anno di totale superamento della lunga crisi e dei grandi record per le quotazioni all’origine (+18% con un prezzo medio di 10,76 euro/kg), per l’export  e per i ritiri messi in atto dalla società I4S controllata dal Consorzio (188.000 forme destinate all’estero sulla base di nuovi programmi concordati con gli esportatori), per il Parmigiano-Reggiano si sono create condizioni (a partire da un aumento produttivo del 7,1%, che non accenna a flettere anche in questo primo scorcio del 2012, per arrivare all’ingresso sul mercato italiano di 16 nuovi formaggi duri non Dop) che, se non affrontate immediatamente, rischiano di generare anche un altro record: l’innesco di una nuova crisi, l’ennesima di quel ciclo storico che a due anni di buone quotazioni ne fa corrispondere quattro di prezzi in calo.

Nel corso dell’Assemblea dei consorziati il presidente Giuseppe Alai ha richiato l’attenzione dei produttori sulle azioni che possono scongiurare un nuovo periodo di buio per il “re dei formaggi".Tra le soluzioni indicate, in particolare, rientra il controllo della crescita produttiva, per evitare che i consorziati generino solo più offerta, in assenza di sviluppo del mercato: una crescita ordinata, dunque, che rientri nell’1,3% annuo stabilito dai piani. Il presidente del Consorzio, inoltre, ha proposto la creazione di una borsa comprensoriale con i rappresentanti di tutti gli operatori della filiera del Parmigiano Reggiano.

E’ dunque con questa combinazione di azioni che l’equilibrista in cammino su una fune tesa ad altezza vertiginosa – immagine usata dal presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe lai, per descrivere all’inizio del novembre scorso la situazione del comparto – può evitare possibili capogiri che andrebbero a toccare “quei redditi dei produttori – ha concluso il Presidente– che è nostro primario impegno difendere e promuovere nella coesione e nella coerenza, consapevoli che si legano ad un reale equilibrio tra domanda e offerta”.