Limoni, società partecipata da Bridgepoint, nonché  insegna leader italiana nel settore delle profumerie, con una rete di oltre 430 negozi e 2.300 dipendenti, dopo tante scosse, dopo avere raggiunto un livello di indebitamento di 365 milioni, quasi pari al fatturato, attestato sui 318 milioni, sembra trovare finalmente un po’ di pace. Nella duplice offerta, quella della proprietà e quella di gruppo Coin, gli azionisti hanno optato per la prima e d’altronde il re dei grandi magazzini si trova ora impegnato in una manovra ancora più costosa e importante, come l’acquisto di oltre 100 negozi Bernardi.

Bridgepoint cede il 50% del pacchetto di controllo a Orlando Italy Management. L’accordo raggiunto con il pool di banche finanziatrici ha comportato l’iniezione di 40 milioni di euro e la rinuncia a circa 260 milioni di indebitamento bancario. Vanno sommati  30 milioni di finanziamento soci, il che consente a Limoni di raggiungere una struttura patrimoniale e finanziaria adeguata, solida e sostenibile nel lungo periodo. Il debito bancario ristrutturato ammonta a 114 milioni e sarà rimborsato in un'unica soluzione a fine 2017. Il nuovo patrimonio netto è di oltre 70 milioni.

“L’accordo perfezionato - ha dichiarato il nuovo amministratore delegato di Limoni, Richard Simonin, che ha alle spalle significative esperienze in LVMH, Givenchy, Escada, Kenzo e Etam  – permette di uscire da una situazione di prolungata incertezza e ci consente di concentrarci sul turn-around industriale con l’obiettivo di pervenire a un risultato d’esercizio positivo nei prossimi 2 anni”.

Massimiliano Dri, cfo dell’azienda, sottolinea la portata della ristrutturazione che grazie alla nuova finanza, alla riduzione del debito e al livello di patrimonializzazione raggiunto, permetterà di ristabilire un clima di fiducia con i fornitori e di stimolo per i dipendenti, fondamentale per il rilancio dell’attività.

“Più in particolare - ha detto ancora Simonin - la nuova strategia di business sarà focalizzata sull’incremento sia degli ingressi nei negozi che delle vendite per metro quadrato, grazie a rinnovate partnership con i fornitori strategici e all’ottimizzazione dell’offerta di prodotto”. In cantiere, secondo alcuni, ci sarebbe una suddivisione dell’assortimento e dei negozi in tre fasce di mercato: alta, media ed economica.

Benoit Bassi, partner di Bridgepoint sottolinea: “Continuiamo fortemente a credere nelle potenzialità di Limoni e nel mercato della profumeria selettiva in Italia, mercato che si è dimostrato essere storicamente resistente ai momenti di contrazione dell’economia”.

Paolo Scarlatti, managing partner di Orlando Italy Management, commenta: "Riteniamo che Limoni sia una società con un grande potenziale e che l’entrata di Orlando nel suo capitale getterà le basi per un veloce recupero di redditività, permettendo di guardare al futuro con
ottimismo".

Gli advisor che hanno collaborato alla conclusione dell’operazione sono: NCTM, Lazard, CBA e La Croce per Limoni; Clifford Chance, Rothschild, Ashurst ed Ernst & Young per le banche finanziatrici; d'Urso Gatti Bianchi per Orlando Italy Management e Linklaters per Bridgepoint.

Bridgepoint è anche titolare, da luglio 2011, di un altro grande gruppo di profumerie, La Gardenia, forte di circa 160 punti di vendita.