Nell'anno fiscale 2012, chiuso il 31 agosto, le vendite totali del gruppo Ikea sono aumentate del 9,5% (7,1% depurato dal cambio) mentre quelle dei negozi, a rete omogena, hanno messo a segno un +4,6% depurato dall’effetto valutario. L'utile netto è aumentato dell’8% fino 3,2 miliardi di euro, grazie al trend positivo del sell-out in volume e alla continua attenzione all’elemento dei costi.
Nel frattempo, Ikea ha continuato a ridurre i prezzi, migliorando il livello qualitativo dell’offerta, orientamento che persegue da almeno 10 anni.

"L'idea commerciale di Ikea è più attuale che mai. In tutto il mondo i consumatori sono oggi più consapevoli del valore e più capaci di apprezzare un design accattivante e funzionale. Si chiedono dunque vere soluzioni di arredamento a prezzi accessibili. Anche per questo nell’ultimo esercizio siamo riusciti a crescere nella maggior parte dei mercati, con spunti particolarmente significativi in Cina, Russia e Polonia, seguite da Stati Uniti e Germania. Abbiamo aperto 11 nuovi punti vendita e  reclutato 8.000 nuovi lavoratori", afferma Mikael Ohlsson, presidente e amministratore delegato del colosso svedese (ricordiamo che Ohlsonn lascerà il timone in settembre, per passarlo nelle mani del vicepresidente Peter Agnefjäll). Oggi gli uomini in maglia gialla e blu sono 139.000. Ai livelli dirigenziali si conta un 47% di donne.

Gli utili sono stati reinvestiti in nuove strutture commerciali o nel miglioramento di quelle esistenti, in 2.000 nuovi prodotti, in ulteriori servizi e nella piattaforma di e-commerce. Notevoli risorse (1,5 miliardi) sono andate anche all’implementazione delle energie rinnovabili, che oggi coprono un terzo del consumo del gruppo.

Gli investimenti globali, pianificati da qui al 2020, ammontano a ben 15 miliardi, con l’obiettivo di portare il fatturato da 27,63 miliardi a 50. Alla fine del decennio la rete Ikea dovrebbe toccare le 500 strutture, contro le attuali 298.

L’Italia, nella classifica del gruppo, è al quarto posto nel mondo in quanto a vendite, con un 6% di quota, dunque a pari merito con la Russia, ma dopo la Germania (14%) e gli Stati Uniti (12%).

A livello internazionale è prevista, a medio termine, una forte avanzata in India, dove finalmente il governo ha aperto le porte al re dei mobili, che investirà nel Paese 1,5 miliardi di euro, la cifra più alta mai stanziata da un gruppo straniero.

Insomma Olhsonn lascia un’azienda in piena salute. Del resto a 55 anni – 34 in Ikea - e con il bagaglio di esperienze che si trova alle spalle è difficile immaginarselo in pantofole. Le dichiarazioni ufficiali sono queste: militerà per lo più in alte posizioni operative e come membro di consiglio di amministrazione in diverse aziende e organizzazioni e troverà più tempo per la famiglia. Ma la sua nuova storia è ancora tutta da scrivere.