Nel momento in cui l’Istat, attraverso il proprio rapporto “Le prospettive per l'economia italiana 2014-2016”, annuncia che, per la prima volta, dopo tre anni i consumi torneranno in positivo (+0,2% nel 2014 e poi +0,5 e +1%), Federalimentare si dimostra invece molto preoccupata.
L’export, sebbene in crescita del 5,8% nel 2013 e nonostante i tassi molto elevati previsti anche per il futuro, non riesce più a tamponare la falla aperta sul nostro mercato, una falla che anche i timidi accenni di ritorno alla normalità non colmeranno facilmente.

Ieri, parlando a Parma, davanti alla platea di Cibus, il Presidente degli industriali del food, Filippo Ferrua Magliani, ha spiegato che "il 2013, con il suo -4% in termini di fatturato a valori costanti e del -2,1% in quantità, è stato l'anno peggiore per i consumi interni. Sono le discese più marcate degli ultimi anni, che fissano il calo dei consumi interni in quasi 14 punti dal 2007".

"In 10 anni – ha continuato Ferrua - abbiamo visto chiudere 12 mila microimprese alimentari, nonostante un andamento decennale assai più dinamico (+8% contro -22%) rispetto al resto dell'industria italiana"

La falcidia delle piccolissime, sotto i 9 addetti – le grandi e medie tengono meglio – è impressionante: dalle 60.000 del 2001 alle 48.000 attuali.

Tuttavia Federalimentare confida nel Governo Renzi, al quale riconosce impegno sul fronte della creazione di nuovi posti di lavoro, sugli aiuti all’export e anche verso i cittadini. Se 80 euro al mese in busta paga possono sembrare pochi, sono comunque un invito a riscoprire il gusto degli acquisti e – secondo l’associazione confindustriale – potrebbero indicare davvero il momento di svolta.