Venticinque anni fa, precisamente nel maggio del 1989, Ikea sbarcava in Italia, con il suo primo punto di vendita di Cinisello Balsamo, vicino a Milano. Da allora il colosso svedese ha naturalmente aperto 20 negozi, più un centro commerciale a Villesse, vicino a Udine, ma soprattutto ha scritto una parte importante della storia della grande distribuzione specializzata nazionale e soprattutto del rapporto fra gli italiani e l’arredamento. Non più un lusso per pochi, ma un diritto alla portata di tutti.

Proprio per celebrare il quarto di secolo, il 21 maggio, al teatro Litta di Milano, l’insegna farà il punto, in compagnia di ricercatori, sociologi, architetti e designer, sull’attuale relazione che lega i nostri connazionali con la propria casa, un legame che è diventato sempre più intimo e profondo durante questa lunghissima recessione. Special guest della giornata, Oscar Farinetti, che, da gennaio, è diventato anche fornitore Ikea, con il proprio Vino Libero, libero da concimi, solfiti e diserbanti.

E’ significativo che nell’anno in cui Ikea ha visto in un certo senso allontanarsi uno dei propri simboli – l’ottantottenne fondatore, Ingvar Kamprad ha lasciato il board delle due Fondazioni che controllano il gruppo – il management sia alla ricerca di altri e potenti significati.

Alle celebrazioni italiane si aggiunge infatti la decisione di tramutare in un museo il punto di vendita dal quale è partita questa lunghissima avventura di business. Il primo negozio di Aelmhult - cittadina capoluogo della contea di Kronoberg - inaugurato nel 1943, dunque 71 anni or sono, è al momento sfitto, in quanto la filiale ha trovato un edificio più comodo e razionale per i propri scopi commerciali. Ma lo spazio di ben 3.500 mq, un dato impressionante per il passato e che la dice lunga sulla capacità di prevedere il futuro, sarà appunto un’esposizione permanente dedicata alla storia di Ikea. Con 200.000 visitatori attesi ogni anno, andrà ad affiancare un’altra esposizione più piccola, di 800 metri quadrati, gestita attualmente in Patria dalla Fondazione.

Insomma per guardare con serenità al futuro, bisogna essere anche capaci di difendere il proprio passato, la propria identità.