Con la benedizione del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (PD), aprirà a Roma il terzo punto di vendita Ikea della Capitale. Dopo una lunga attesa di 7 anni dovuta alle usuali pastoie burocratiche, il cantiere si insedierà già nella primavera, mentre i lavori procederanno poi a tappe forzate, per arrivare infine all’inaugurazione, all’inizio del 2014. Insomma se Lars Petersson va in giro dicendo di sapere un italiano che non lo soddisfa (ipse dixit), italiano lo sta diventando del tutto nello spirito di rassegnazione verso i nostri enti locali.

La realizzazione, che costerà 110 milioni, assorbirà più di un terzo del piano da 400 milioni stabilito per il triennio, e mantenuto costante a dispetto della recessione, che ha determinato nell’ultimo esercizio il primo calo dell’insegna svedese nella Penisola: -2,6% fino a 1,6 miliardi di ricavi. Una variazione che il food (+1,9%) non è riuscita a compensare e che verrà riconfermata, ha spiegato lo stesso ad, anche nel 2013, almeno se i prossimi 6 mesi non faranno la differenza.

Quello di Roma Pescaccio sarà il più grande punto di vendita del gruppo nel nostro Paese: 36.000 mq di area occupata, compreso il parco e la galleria commerciale. Perché questa è la direzione seguita ormai dal gruppo: proporsi come magnete aggregante di altri commerci, una formula che si ripropone anche per il prossimo punto di vendita di Verona-Villesse. In calendario ci sono anche Pisa (opening fra un anno, 65 milioni investiti) e Cerro Maggiore-Rescaldina (Mi).

Confermata anche Milano come prima sede del progetto Moxy (si veda la “Notizia del giorno del 5 marzo), la catena di alberghi a tre stelle a costo accessibile portata avanti da Interhospitality e Marriott, che prevede 150 opening a livello europeo. Nel capoluogo lombardo lo sbarco è previsto per il 2014. Nella prima settimana di marzo il settimanale “Il Mondo”, mai smentito, ha addirittura indicato l’indirizzo esatto: Malpensa Terminal 2, dunque in diretta competizione con lo Sheraton, che si trova al Terminal 1. Chissà cosa preferiranno i manager moderni, ridimensionati anch’essi dalla recessione?