Un panorama generale di contrazione e regressione del quadro economico con una forte depressione dei consumi, quello emerso ieri in occasione dell’8ᵃ Conferenza Nazionale del Franchising.

Tuttavia si inseriscono alcuni dati positivi per quanto concerne l’affiliazione, che negli ultimi 4 anni “orribili” ha mantenuto un segno positivo in termini di giro d’affari (+4,4%), punti vendita (+1,6%) e insegne operative in Italia (+14,1%), nonché, dato fondamentale, in termini di occupazione (+4,6%) con un indice molto alto per ciò che concerne due fasce critiche della popolazione come i giovani e le donne, per le quali è di grande attualità il problema occupazionale, al quale il franchising è in grado di dare risposte concrete, come dimostrano il 38% di tutti i negozi in franchising, che sono aperti da donne.

Un quadro economico che richiama con forza il “compito” che spetta alle istituzioni e alle politiche pubbliche. “Le prospettive di modernizzazione del sistema Italia e, con esso, del sistema distributivo sono ancora oggi ostacolate da un insieme di vincoli pubblici - ha spiegato il presidente di Assofranchising, Graziano Fiorelli - alcuni di sistema, altri più specifici. I vincoli di sistema sono sin troppo noti: la burocrazia e i sovra costi di ogni processo amministrativo. E poi le politiche di mobilità delle persone, e delle merci, davvero arretrate. Purtroppo, ci troviamo di fronte a serissimi vincoli e ostacoli specifici per il nostro settore del franchising, mi riferisco alla legge 185/2000 che agevola l’autoimpiego, al sistema del credito e alle modalità di supporto all’internazionalizzazione”.

Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, “è evidente che il problema strutturale della nostra economia è la debolezza della domanda interna che non potrebbe in alcun modo sopportare l’aumento dell’Iva perché se malauguratamente il Governo decidesse di confermare quest’aumento dal 1° luglio noi avremmo diversi effetti negativi: un’ulteriore contrazione dei consumi e un’ulteriore riduzione del Pil dello 0,1% con una perdita di 20.000 posti di lavoro; la penalizzazione soprattutto delle famiglie meno abbienti che già adesso stentano ad arrivare a fine mese e hanno ridotto i consumi; altre chiusure di esercizi commerciali; un impatto sui prezzi con un aumento dello 0,3-0,4% tra luglio e agosto, il cosiddetto effetto scalino. E’, quindi, necessario che l’Esecutivo risponda a questa emergenza. Contestualmente occorre individuare un percorso certo di riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese perché l’attuale livello di tassazione è incompatibile con qualsiasi concreta prospettiva di ripresa”.

Il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, sottolinea come la gdo possa dare un contributo sostanziale alla ripresa del Paese attraverso i suoi investimenti e la sua capacità di creare occupazione, purché vengano garantiti alcuni elementi fondamentali: “Chiediamo che l’imprenditore commerciale possa gestire con libertà i suoi impianti e la sua attività e che nei mercati vi siano condizioni di reale concorrenza. Due principi sui quali non è accettabile alcun passo indietro e che devono inserirsi in un quadro economico che veda decise azioni del Governo in termini di riduzione del sistema impositivo per consumatori e imprese e di riforme strutturali, per dare nuova competitività al Paese e, soprattutto, per ridare slancio ai consumi. Senza ripresa della domanda interna non è infatti pensabile uscire dalla crisi. E’ lì che occorre puntare, poiché rappresenta il fattore di partenza e il motore di tutto, compresa la crescita occupazionale”.