I grandi retailer internazionali affilano le armi contro i cibi ingrassanti e mettono al bando snack e dolciumi dalla barriera casse, un’area notoriamente costosa per le industrie, in termini di contributi promozionali, ma altrettanto redditizia in quanto foriera di acquisti di impulso.

Lo riferisce Greenbiz.it, commentando l’approfondirsi in tempi rapidi di una strategia che Tesco ha avviato già da 20 anni, ma che è stata perfezionata recentemente, sulla scorta di un sondaggio presso i consumatori, che si sono detti d’accordo su questo comportamento da parte della propria insegna preferita.

Se già nel lontano 1994 il veto era scattato per 740 strutture, ora la manovra di accerchiamento promette di estendersi a tutta la rete nel Regno Unito e in Irlanda, fino ad arrivare a coinvolgere i format di prossimità. E l’amministratore delegato, Philip Clarke ha fissato un piano draconiano: via tutto già da dicembre 2014. Non solo: Tesco investirà anche in ricerca e sviluppo, per escludere il più possibile, dalle private label, zucchero, grassi e sale. Tuttavia questi prodotti leggeri non saranno altro che “un ponte” verso il futuro, in cui, sempre secondo Clarke, gli alimenti sotto accusa dovranno essere relegati nelle zone meno accessibili dei punti di vendita.

Anche Lidl, lo scorso gennaio, aveva sposato questa filosofia, annunciando l’arrivo, in avancassa, ma solo nel Regno Unito, della frutta fresca invece dei dolciumi. Ed è molto probabile che, a questo punto, premuta anche da un dossier di denuncia della Sheffield University, che ha analizzato il problema presso le maggiori insegne, la concorrenza finirà per adeguarsi, se non altro per motivi di immagine.

Ma alla fine le responsabili degli acquisti – leggi le madri, visto che i maggiori consumatori sono i bambini – saranno davvero contente di snervanti guerre in zona casse? O è solo un modo provvisorio e aleatorio per lavarsi la coscienza e riversare sul retail una responsabilità alla buona educazione alimentare che dovrebbe competere soprattutto alla famiglia? E soprattutto come reagiranno le grandi industrie, visto che in Gran Bretagna il dolciario è particolarmente forte e con elevati livelli di domanda? La battaglia è aperta e c’è da giurare che non finirà tanto presto. Viene il dubbio che a finire in dieta saranno, una volta tirate le somme, i conti dei punti di vendita più radicali.