Difficile non vedere il bicchiere mezzo vuoto osservando le performance della grande distribuzione e della distribuzione organizzata registrate lo scorso anno in Italia. Certo, non tutti archiviano un’annata negativa. Ma gli indicatori di sofferenza sono evidenti e, in generale, riflettono una situazione non facile anche per chi, dell’andamento delle vendite 2007, non si può proprio lamentare.

A indurre a queste riflessioni sono le analisi condotte da ACNielsen circa lo stato di salute della distribuzione italiana. Il primo indicatore che salta all’occhio e che differenzia la situazione nazionale rispetto a quella dei principali paesi europei è sempre il basso livello di concentrazione dei retailer che operano nel nostro paese.

I primi cinque gruppi, infatti, mantengono un peso inferiore al 50%, con quote spesso anche molto diverse a livello regionale e provinciale e pur perseguendo frequentemente politiche di sviluppo differenti (come nel caso della crescita per affiliazione anziché per acquisizioni o per nuove aperture dirette).

Il trend di sviluppo 2007, inoltre, ha registrato una flessione rispetto al biennio precedente. Nonostante una frenata delle promozioni (l’anno scorso si è toccato il livello più basso dal 2004) e degli investimenti pubblicitari, sostenuti di contro da una crescita dei prezzi, le catene non sono riuscite a ottenere grandi risultati in termini di crescita in metri quadri.

A fronte di un ulteriore calo della numerica delle piccole superfici crescono leggermente i super, mentre iper e discount aumentano sensibilmente il loro numero (i primi raggiungono ormai quota 730 unità), producendo in entrambi i casi un incremento della quota del rispettivo canale.

?Complessivamente, però, il 2007 viene archiviato con una leggera flessione per quanto riguarda le vendite a parità di rete. A soffrire di più sono proprio gli ipermercati. E questo nonostante – secondo ACNielsen – “le catene investano ancora molto nello sviluppo del canale”. In generale è un po’ tutta la gd a mostrarsi in affanno. Di contro, la distribuzione organizzata ha messo a segno ancora una volta risultati positivi, sull’onda di una “rinascita” dei punti vendita di vicinato.

Si consolida infine un processo di concentrazione a livello di acquisti, avviato ormai da diversi anni e – a quanto pare – non ancora ultimato. Se nel secondo semestre del 2006 la quota delle prime cinque supercentrali era dell’83,9%, nel secondo semestre dello scorso anno la stessa quota è salita all’86,9%.

A guidare la classifica delle centrali d’acquisto è sempre Centrale Italiana (Coop, Despar, Sigma, Il Gigante) con una quota del 22,8%. Seguono Intermedia 90 (Auchan e la controllata Sma, Metro, Bennet, Lombardini, Pam, Sun e Crai) al 18,6%, Sicon (Conad, Interdis e Gruppo Rewe) al 16,3%, GD Plus (Carrefour e la controllata Gs, Finiper e Agorà Network) al 15% ed Esd (Esselunga, Selex e Cedas) al 14,2%.