L’industria di marca si prepari. Per il rinnovo dei contratti 2009 Coop Italia non sarà disposta a riconoscere ritocchi dei listini se non in casi straordinari e ampiamente giustificati. L’aut aut della catena leader della distribuzione italiana ai produttori è stato lanciato venerdì 5 settembre dal presidente Vincenzo Tassinari nel corso della presentazione del Rapporto Coop 2008 su “Consumi e Distribuzione”, giunto alla sua venticinquesima edizione.

Tsunami dei prezzi al termine
Se si tratti di una “pretattica commerciale” o di una oggettiva consapevolezza che le cose, sul fronte delle tensioni dei prezzi delle materie prime a livello internazionale, stiano effettivamente tornando alla normalità è difficile dirlo. Certo è che Tassinari ha affermato che «lo tsunami dei rincari delle materie prime è finito», invitando a «smetterla con gli allarmismi e il pessimismo», ma piuttosto a «rimboccarsi le maniche impegnandosi a ricostruire un equilibrio». E a chi gli ha chiesto che cosa succederà se qualche fornitore tirerà dritto per la sua strada, rifiutandosi di seguire l’appello di Coop Italia a un calmieramento dei prezzi, Tassinari ha detto senza mezzi termini che Centrale Italiana, grazie ai volumi d’acquisto che genera, è in grado di persuadere chiunque a più miti consigli.

La congiuntura
La situazione economica dipinta dal rapporto Coop 2008, intendiamoci, non è che mostri nulla che induca a grande ottimismo. Emerge un quadro ormai noto a tutti: clima di austerity, inflazione in crescita che viaggia intorno al 4%, prezzi in forte tensione, consumi in discesa. Tutto questo ha portato significativi mutamenti negli stili di consumo degli italiani: il 94% delle famiglie dichiara di avere modificato le proprie abitudini negli acquisti alimentari, il 96% quelli di energia elettrica e la metà è stata costretta a cambiare persino quelli relativi alle spese mediche.

I numeri di Coop
Ma per Tassinari non è vero che le cose siano così nere come si pensi. «I volumi di vendita ci sono e anzi crescono – ha affermato -, solo si fanno consumi in modo più intelligente, scegliendo prodotti a marchio d’insegna e primi prezzi». E Coop lo dimostra. Il fatturato, secondo le ultime proiezioni, nel 2008 crescerà del 4,5% raggiungendo 12,6 miliardi di euro e permettendo di rafforzare la market share al 17,7% (quota Iri Top Trade 1/1/08 su totale fatturato). Quota di mercato che dovrebbe essere ulteriormente consolidata grazie allo sviluppo previsto per il 2009, almeno a rete corrente, con 7 nuovi ipermercati e ben 16 nuovi super. Sul risultato 2008, in particolare, secondo il rapporto hanno giocato un ruolo fondamentale proprio i prodotti a marchio Coop, le cui vendite sono cresciute del 14% nel primo semestre, superando nel food (inclusi carne e ortofrutta) un quarto del fatturato di super e iper.

La strategia
Certo, una parte di “merito” dell’aumento del fatturato è imputabile anche all’inflazione, che ha fatto lievitare i prezzi al consumo di molti generi alimentari. Coop stima che in Italia a fine anno sarà del +5,4%. Ma si fermerà al 4,6% nei propri punti vendita. E le stime per il 2009 dovrebbero indurre a un cauto ottimismo. Sia l’inflazione alla produzione (grocery e freschissimi) che quella alimentare alla vendita dovrebbero attestarsi al 2,8%. Coop farà meglio, limitandosi all’1,8%. Di iniziative per conservare il più possibile il potere d’acquisto dei consumatori, del resto, Coop - secondo Tassinari - ne ha messe in campo diverse. A parte un contenimento dei prezzi di molti prodotti di prima necessità, basti pensare ai farmaci da banco con Coop Salute (9,6 milioni di euro di risparmio generato per i clienti nel 2007) e alla telefonia con Coop Voce (215mila attivazioni raggiunte a un anno dal lancio). Al vaglio ora c’è anche un “Patto di Efficienza” per ottimizzare i costi di filiera nel settore ortofrutticolo, un progetto che, nelle intenzioni di Coop, dovrebbe produrre un risparmio di circa il 20-30%. Ma la cosa è più facile a dirsi che a farsi, dovendo prevedere una programmazione delle quantità e qualità con il mondo produttivo a un prezzo “minimo” bloccato per tutta la durata della campagna, oltre a una razionalizzazione dei trasporti, degli imballi e in generale della logistica.