E’ di pochi giorni fa l’annuncio di Federdistribuzione di dare luogo, a partire dal prossimo 2 maggio e fino alla fine dell’anno, a una inedita iniziativa per contrastare il caroprezzi. L’associazione che raggruppa le principali catene della gdo in Italia – per bocca del suo presidente Paolo Barberini – ha motivato questa sua “scesa in campo” come la volontà di dare un segnale forte, una «risposta concreta» a un problema nazionale che sta erodendo sempre più la capacità di spesa dei cittadini.

In che cosa consiste l’iniziativa di Federdistribuzione? Tutte le insegne che aderiscono all’associazione, in buona sostanza, si impegnano a mettere a disposizione dei consumatori un paniere di prodotti di prima necessità regolarmente in promozione. Non è una cosa da poco. Nella bellezza di 13mila punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale, dall’inizio di maggio a fine dicembre, indipendentemente dalle operazioni promozionali in corso legate alle singole catene vi saranno sempre numerose categorie di prodotto (tra le più colpite dal rialzo dei prezzi e responsabili del 30% degli acquisti alimentari effettuati in un supermercato) proposti con sconti che vanno dal 10 al 40% rispetto al prezzo normale: si va dalle merendine al latte Uht, dalla pasta di semola alla passata di pomodoro, dai formaggi all’olio extravergine d’oliva, dall’acqua minerale ai detersivi.

Federdistribuzione, con questa operazione, ha voluto dimostrare, non più come aveva fatto in passato attraverso una serie di annunci pubblicitari su quotidiani nazionali, ma attraverso un’azione concreta, che il problema dei rialzi dei prezzi non dipende dalle catene distributive. «La gdo – ha sottolineato a questo proposito Barberini - è da sempre a fianco dei consumatori nella lotta al caroprezzi, e anche in questo periodo così scosso dalle tensioni sui prezzi delle materie prime che si riversano su tutta la filiera, stiamo garantendo prezzi alla vendita inferiori agli aumenti dei listini che ci vengono presentati dalla produzione». Federalimentare, sembra, abbia avuto qualcosa da ridire.

Sul fatto che l’associazione dei retailer nostrani abbia voluto mettere al centro della sua azione il ruolo fondamentale delle promozioni nelle scelte d’acquisto dei consumatori, considerate «l’unico vero strumento per la salvaguardia del potere d’acquisto delle famiglie» non c’è proprio nulla da obiettare. Anzi. Ci sono solo un paio di osservazioni che ci permettiamo di fare. Intanto non si capisce per quale motivo i prodotti che di volta in volta verranno messi in promozione non saranno segnalati in modo specifico come rientranti nell’operazione “stop al caroprezzi”. Come farà il consumatore a distinguerli, vista la girandola di promozioni a cui ormai è abituato? Sarà così percepibile (anche in termini economici) la differenza rispetto al passato?

In secondo luogo, la strategia di puntare su un’attività di “promozioni non stop” fa nascere un dubbio, forse banale e semplicistico ma che non si può fare a meno di fare: chi le pagherà queste ulteriori promozioni? Non c’è il rischio che alla fine sia ancora una volta l’industria che, almeno in parte, debba “scucire quattrini”?. Perché in questo caso, evidentemente, l’eventualità che poi questa ritocchi ulteriormente (e magari giustificatamente) i listini non sarebbe così remota. Con il risultato che i prezzi al consumo tornerebbero inevitabilmente a salire. Insomma, il classico cane che si morde la coda.