Siamo a metà anno, sei mesi di veduto (o invenduto) li abbiamo fatti ed ora si dovrebbe cercare di tirare dei bilanci sugli andamenti dell’intero anno 2008. Prima considerazione: i consumi sono in contrazione a volume, ma a valore bisogna fare distinzioni. L’alimentare ha una sua tenuta determinata soprattutto dall’aumento della materia prima (cereale, latteari) che provoca conseguenti mantenimenti, se non aumenti, di fatturato. Il non alimentare soffre, invero, una grossa crisi determinata dall’abbassamento dei margini.

La competitività promozionale sta assorbendo percentuali che per anni hanno mantenuto equilibri sostanziali. Il vero problema della Gdo nell’annus domini 2008 è il calo della marginalità. Anche sui format bisogna fare un ragionamento: l’ipermercato è in seria crisi, il consumatore oggi ha paura ad entrare in una struttura con un offerta così variegata. La grande distribuzione si sta concentrando ad aprire sempre più ipermercati, ma soprattutto perché i piani quinquennali erano già stati determinati, le catene hanno in mano le licenze e non possono tornare indietro. Ma è un auto flagellazione. Anche il format supermercato, che va benino almeno al nord, non ha lo slancio dello scorso anno (e non si parla di un grande slancio).

Il discount
continua la sua crescita, e sarebbe ora che l’industria se ne accorgesse di più. E’ sicuro che la disponibilità del consumatore sia diminuita, ma è altrettanto sicuro che lo stesso veicola diversamente le sue risorse. Il mondo Coop è tra i pochi che non se la passa male a sentire anche la dichiarazione del direttore pianificazione e controllo di Coop Italia Francesco Cecere: “Sicuramente tra il settembre 2007 e i primi sei mesi del 2008 c’è stato un rallentamento dei consumi di merci alimentari e la crescita è stata infatti del 2,5%. Meglio invece nei primi mesi del 2008 con un +6% e un +11% dei prodotti a marchio Coop”.

Una delle strategie messe in atto dalla Coop infatti è stata quella di tutelare il potere d’acquisto del consumatore aumentando i prodotti a marchio, che costano circa il 25% in meno della marca garantendo comunque la qualità. Come il latte di alta qualità a 1,50 euro e il pane comune a un euro. Il prodotto a marchio Coop, in verità, sta cavalcando l’onda, così come quello Esselunga. La vera riflessione, che non rappresenta novità, è relativa alla vera tendenza del nostro mass market, ovvero che il ragionamento intorno al gradimento del discount è vicino a quello del gradimento del prodotto a marchio in generale, cioè , ha a che fare con una nuova coscienza del consumatore il quale è oggi in grado di discernere e privilegiare i prodotti, non più in base al brand che hanno, ma in base alla valutazione intrinseca degli stessi.

Andrea Meneghini