Scenari foschi sembrerebbero profilarsi all’orizzonte per il Gruppo Metro, il colosso tedesco della distribuzione leader nel settore dei cash & carry e dei grandi magazzini di elettronica di consumo. A ipotizzarlo è il bene informato quotidiano Frankfurter Allgemeine.

Con un articolo apparso il giorno di Pasqua, infatti, il giornale tedesco sostiene che le divergenze tra i più importanti azionisti di Metro sulle strategie di sviluppo e in generale sul futuro del big della distribuzione (filiali in 30 paesi e un fatturato di 56,4 miliardi di euro) potrebbero preludere a un’imminente vendita, se non di tutte le divisioni e le insegne del gruppo, di una buona parte di esse.

A manifestare interesse in tal senso, in particolare, vi sarebbe già un altro colosso, questa volta però dell’energia, come la russa Gazprom. Ma anche l'investitore italiano Maurizio Borletti (secondo quanto dichiarato in una intervista rilasciata al giornale Handelsblatt) nutre mire nei confronti di Metro, in particolare della catena di grandi magazzini Kaufhof (141 pdv, oltre 18mila addetti, 3,6 miliardi di fatturato nel 2007).

La questione, secondo Frankfurter Allgemeine, è piuttosto chiara. Da un lato le difficoltà commerciali che anche un gigante come Metro (o forse proprio per questo) è costretto a fronteggiare e risolvere, pressato com’è dalla concorrenza dei sempre più numerosi centri commerciali e delle vendite on line. Dall’altro i contrastanti punti di vista sulle direttrici strategiche da seguire delineatesi tra i diversi proprietari del gruppo.

Contrario alla vendita è infatti l’ottuagenario Otto Beisheim, fondatore di Metro, che tuttavia detiene un pacchetto azionario del 19% scarso. A favore sarebbero invece gli altri due grandi azionisti, gli Haniel (34,24%) e gli Schmidt-Ruthenbeck (15,77%). Beisheim, amareggiato dai dissapori con i comproprietari, più inclini a monetizzare, sarebbe dunque sul punto di ritirarsi cedendo le sue quote.

Il rischio, a questo punto, è che di Metro se ne faccia uno “spezzatino”, spartito tra i migliori acquirenti e investitori a livello internazionale. L’ipotesi più plausibile, è che a essere venduti per primi siano i “gioielli di famiglia”: MediaMarkt-Saturn (in Italia più nota con l’insegna MediaWorld) e la catena di grandi magazzini Kaufhof.

A questa seguirebbe la rete di supermercati alimentari Real, in forte difficoltà negli ultimi anni. Sul destino del core business di Metro, cioè del canale cash & carry nel quale risulta leader indiscusso a livello mondiale, sembrano non esserci idee altrettanto chiare.