di Luca Salomone

Come reagiscono i nostri connazionali all’inflazione e qual è sentiment di fronte alla crisi politica? A rispondere è Cerved, attraverso ‘Termometro Italia’ di luglio, ricerca realizzata mensilmente da Innovation Team su oltre 500 capifamiglia ed espansa sui dati dell’universo delle famiglie italiane (26 milioni) in funzione di area geografica, tipologia del nucleo e professione della principale fonte di reddito. Il sondaggio, somministrato dal 20 al 23 luglio, in concomitanza della caduta del Governo Draghi, rivela anche molte ombre, anche sulle aspettative. Il mix inflazione/rottura politica restituisce, addirittura, un’immagine che è tra le peggiori degli ultimi due anni e mezzo.

Ritorno al passato

«A fronte del sensibile aumento dei prezzi, l’ultimo trimestre ha visto precipitare la situazione economica delle famiglie, che risulta la peggiore dall’inizio delle rilevazioni – ribadisce Fabio Orsi, partner di Innovation Team, unità di ricerca di Mbs Consulting, Gruppo Cerved -: infatti, il 60,9% dei nuclei ha dovuto intaccare i propri risparmi (+5,7% rispetto al mese scorso) e quasi il 25% in maniera consistente. L’impatto dell’inflazione sui prezzi dei beni di consumo è vissuto come grave o molto grave da quasi il 40% degli intervistati, con effetti importanti sulle abitudini di acquisto: addirittura 2 su 3 hanno ridotto le spese (62,5%), e con le vacanze in corso o alle porte (27 milioni di persone andranno in ferie, secondo Confcommercio ed Swg), anche il caro-carburante ha pesato fortemente sul bilancio, con conseguenze gravi per il 42,6% dei capi famiglia. Dopo mesi di relativa stabilità, insomma, la situazione sta scivolando nuovamente verso i picchi di febbraio».

Effetto Draghi

Anche le aspettative per il futuro non sono buone: nei prossimi mesi praticamente tutti (86,5%, quasi 9 famiglie su 10) si aspettano un periodo difficile, o molto difficile, fatto persino di rinunce a bisogni primari per 1 intervistato su 4 (24,3%).

Se poi si fa correre la mente al prossimo anno, le previsioni non migliorano: per il 73,3% dei rispondenti (+3,7% rispetto a giugno) la crisi di governo porterà un netto peggioramento nella condizione economica del Paese, e per 1 capofamiglia su 2 (il dato massimo mai rilevato: 51%, +10,4%) anche nella propria.

Il 33,6% teme, inoltre, un peggioramento nella condizione lavorativa (+8,3%).

Come se non bastasse, con l’ennesimo aumento dei contagi da Covid-19, la pandemia torna ad assumere un ruolo importante nelle preoccupazioni collettive, ma con pensieri polarizzati: rispetto a un mese fa, crescono sia gli ottimisti (39,5%), sia i pessimisti (35,5%).

Le rilevazioni dell'Istat

Passiamo agli ulti dati Istat, rilasciati il 29 luglio. Secondo le stime preliminari, nel mese appena concluso l’indice Nic, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua (dal +8 del mese precedente).

L’inflazione su base tendenziale rimane elevata, pur riducendosi di un decimo di punto percentuale. Ciò si deve ad andamenti contrastanti.

Da una parte, infatti, rallentano i prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa dal 48,7 di giugno al 42,9%) grazie, in particolare, agli energetici regolamentati (da +64,3 a +47,8%).

Dall’altra accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +8,1 a +9,6%), dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2 a +8,9%), dei beni non durevoli (da +2,9 a +3,6%), dei beni durevoli (da +2,8 a +3,3%) e dei servizi vari (da +1,1 a +1,6%).

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera, da +3,8 a +4,1% e quella al netto dei soli beni energetici da 4,2% a +4,7 per cento.

Aumentano sia i beni per la cura della casa e della persona (da +8,2 a +9,1%), sia i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4 a +8,7%).

Secondo l’Istat «il rallentamento dei prezzi dei beni energetici che si registra a luglio non frena l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche che si stanno diffondendo agli altri comparti merceologici. In questo quadro accelera anche la crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, che si porta a +9,1%, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984».