Si è tenuta venerdì a Vinitaly la tavola rotonda “La grande distribuzione e la diffusione del vino italiano di qualità, in Italia e all’estero”, cui hanno partecipato numerosi rappresentanti del mondo distributivo e produttivo e in occasione della quale sono stati presentati in dettaglio i risultati di una ricerca condotta da Iri Infoscan sulle vendite di vino, per l’anno 2007, nel canale della grande distribuzione, realizzata espressamente per Veronafiere (anticipata da DM in alcune sue parti lo scorso 13 marzo).

La ricerca di IRI Infoscan ha confermato il ruolo crescente della Gdo nella vendita del vino e, in particolare, del vino italiano a denominazione d’origine. Nel 2007, in particolare, sono stati venduti 7 milioni di ettolitri di vino confezionato, per un controvalore di 1.500 milioni di euro (sommando ipermercati, supermercati, libero servizio e discount), confermando che circa il 60% di tutto il vino confezionato venduto in Italia passa per il canale della grande distribuzione.

Il vino in bottiglie da 0,75 lt rappresenta circa il 66% a valore delle vendite globali di vino (iper + super + libero servizio) e il 90% di esso è rappresentato da vini a denominazione d’origine (doc, docg, igt). Le vendite di vini in bottiglia da 0,75 a denominazione d’origine nella grande distribuzione, in particolare, sono aumentate nel 2007 del 6,4% a volume e del 6,7% a valore. I consumatori hanno acquistato sugli scaffali dei supermercati maggiormente i vini di fascia bassa e quelli di fascia alta: quelli inferiori ai 2 euro sono cresciuti a volume del 9,0%, mentre quelli che superano i 7 euro hanno venduto il 15,1% in più di bottiglie. Complessivamente, oltre il 60% dei volumi venduti in Gdo è acquistato ad un prezzo inferiore ai 3 euro.

«Negli ultimi tre anni - ha commentato Riccardo Francioni, membro del consiglio direttivo Federdistribuzione e procuratore generale di Selex - le vendite di vino sono cresciute del 6% in quantità e dell’8,5% a valore e il vino è ormai l’ottava categoria merceologica più venduta. Un aspetto da evidenziare è quello relativo alla presenza costante nei punti vendita dei prodotti più caratteristici di tutte le regioni italiane. Una volta non era così: l’offerta nei negozi rifletteva maggiormente la produzione locale e soltanto alcuni prodotti molto forti riuscivano a raggiungere una distribuzione più nazionale. E’ indubbio che il ruolo giocato dalla Gdo nel portare in tutta Italia le produzioni tipiche regionali sia stato di grande aiuto per l’espansione del settore e per il successo di molti produttori. Sempre più il vino diventa nella distribuzione, specchio di una realtà e di un cliente che evolve, che vuole conoscere, che viaggia e che vuole provare, che alterna al tempo stesso l’acquisto di un vino da 2-3 euro con un acquisto di 15-20 euro, che vuole risparmiare, ma che desidera anche potersi togliere poi il gusto e lo sfizio di provare il vino ‘top’. La Gdo rappresenta un’opportunità anche per gestori di bar e ristoranti, in quanto il canale dei Cash & Carry può offrire loro convenienza, profondità di assortimento, servizio e professionalità».

L’evoluzione dell’offerta e della domanda di vino in Gdo è stata confermata anche dal rappresentante di Federvini, Emilio Pedron (ad di G.I.V., Gruppo Italiano Vini) che ha dichiarato: «Nella grande distribuzione è arrivato anche il vino di alta qualità, è aumentata la sensibilità per i prodotti di prestigio con prezzi anche elevati, con marche note, profondamente legate al territorio. Tuttavia il rapporto fra imprese produttrici e grande distribuzione è sempre stato ed è difficile, complesso, aggravato da numerose criticità. La figura del category manager e il rafforzamento del proprio ruolo potrebbero contribuire a stemperare le criticità fra produttori e Gdo».

«Nel 2007 – ha affermato Roberto Fiammenghi, direttore food di Coop Italia – le vendite di vino nei nostri punti vendita è cresciuto del 3,3% a valore e dell’1,6% a volume, con una ripresa del vino cosiddetto da tavola (i brick, le bottiglie da 150 cl, le dame), probabilmente a causa del ridotto potere di acquisto del consumatore. La quasi totalità del fatturato sviluppato dal vino in bottiglia da 75 cl proviene da vini a denominazione: doc, docg, igt. Il consumatore medio si orienta cercando la tipologia di vino (fermo o frizzante) o la presenza del marchio di denominazione d’origine che rassicurano la scelta, oltre che con la provenienza regionale, mentre annata del vino e cantina produttrice diventano invece ‘fattori specialistici’ che guidano la scelta solo del consumatore più maturo. Riguardo al prezzo, facendo riferimento ai vini da 75 cl, circa il 50% del fatturato viene sviluppato dai vini di fascia compresa tra i 3 ed i 5 euro alla vendita, con tassi di crescita rilevanti per i vini sotto i 2 euro (+23%) e per i vini sopra i 7 euro (+7,8%)».

La grande distribuzione non propone soltanto i vini delle cantine italiane, ma sta sviluppando anche le vendite di vini a marca privata. Mentre Coop sta studiando un progetto, Conad ha già a scaffale un assortimento considerevole: 23 referenze a marchio Conad; 72 referenze con marchi di fantasia, tutte in bottiglie da 0,75 lt, doc e igt, che nel corso del 2007 sono cresciute del 32%. «Anche in Conad – sostiene il direttore marca privata Giuseppe Zuliani – il mercato dei vini risulta in crescita: nel 2007 la variazione è stata del 3,6% a valore. Guardiamo poi con attenzione ai mercati esteri, grazie anche alla nostra alleanza europea ‘Coopernic’ con Leclerc, Rewe, Coop Swisse e Colruit. Nel febbraio 2008 Conad ha lanciato sui mercati esteri un marchio dedicato ai prodotti tipici italiani, ‘Creazioni d’Italia’ che comprende anche vini e liquori».